Spese per l’assistenza stragiudiziale da parte di un legale – Danno emergente risarcibile – Condizioni – Progetto di parcella – sufficienza

Cassazione – terza sezione civile – Rel. Rossello – ordinanza n. 15265 del 30/5/2023

“Il rimborso delle spese di assistenza stragiudiziale ha natura di danno emergente.”

“L’utilità di tale esborso, ai fini della possibilità di porlo a carico del danneggiante, deve essere valutata ex ante, cioè in vista di quello che poteva ragionevolmente presumersi essere l’esito futuro del giudizio. Da ciò consegue il rilievo che l’attività stragiudiziale, anche se svolta da un avvocato, è comunque qualcosa d’intrinsecamente diverso rispetto alle spese processuali vere e proprie. Ne deriva che, se la liquidazione deve avvenire necessariamente secondo le tariffe forensi, essa resta soggetta ai normali oneri di domanda, allegazione e prova secondo l’ordinaria scansione processuale, al pari delle altre voci di danno emergente (Cass., Sez. Un., n. 16990 del 2017; Cass., Sez. Un. n. 24481 del 2020; v. da ultimo, Cass, sez. III, 17/5/2022, n. 15732).”

“Il che comporta che la corrispondente spesa sostenuta non è configurabile come danno emergente e non può, pertanto, essere riversata sul danneggiante quando sia, ad esempio, superflua ai fini di una più pronta definizione del contenzioso, non avendo avuto in concreto utilità per evitare il giudizio o per assicurare una tutela più rapida risolvendo problemi tecnici di qualche complessità (Cass. n. 9548 del 2017). Ne deriva che non è corretta l’affermazione di taluna giurisprudenza (Cass. n. 14594 del 2005) secondo cui le spese legali dovute dal danneggiato/cliente al proprio avvocato in relazione ad attività stragiudiziale seguita da attività giudiziale possono formare oggetto di liquidazione con la nota di cui all’art. 75 disp. att. cod. proc. civ., dovendo invece formare oggetto della domanda di risarcimento del danno emergente nei confronti dell’altra parte con le preclusioni processuali ordinarie nei confronti delle nuove domande (v. da ultimo Cass, sez. III, 14/11/2020, n. 24481, che espressamente richiama Cass., Sez. Un., 10/07/2017, n. 16990)”

“Orbene, nell’impugnata sentenza il giudice dell’appello ha invero disatteso il suindicato principio là dove ha affermato che: “la richiesta di pagamento degli onorari stragiudiziali dell’avvocato (omissis) dichiaratosi antistatario, nel corso del giudizio di primo grado, veniva fondata su un mero prospetto di parcella depositato all’udienza del 9/9/2019 dinanzi al Giudice di pace Dott.ssa comissis) (p. 4, 1° §, della sentenza, ove vengono riportate le eccezioni formulate in grado d’appello dall’odierna resistente). 2.4 La circostanza che sia stato depositato un progetto di parcella rientra nella normale prassi, in quanto la parcella definitiva, datata e numerata, viene emessa dall’avvocato al proprio cliente soltanto dopo l’avvenuto pagamento dei compensi, ad evitare di dover anticipare gli oneri accessori (IVA e C.N.P.A.) nella prospettiva eventuale che la parcella non venga poi di fatto saldata. In realtà, l’art. 75 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura civile prevede che il difensore, al momento del passaggio in decisione della causa, deve unire fascicolo di parte la nota spese, che non è una parcella”